Il fallimento è un livido, non un tatuaggio

Henry Ford, fondatore dell’azienda Ford Motor Company, diceva che il vero fallimento è quello da cui non impariamo niente. In questo senso, uno degli automatismi che può derivare dalla consapevolezza dell’errore è l’autopunizione. Ci colpevolizziamo fin nel profondo di noi stessi, mentre all’esterno regna apparentemente il silenzio. Teniamo il fallimento in privato, come se questa ferita non si rimarginasse mai.

Grandi pensatori, filantropi e persone di successo hanno ribaltato il significato del fallimento e ci hanno mostrato che nelle loro vite è stato solo un livido e non un tatuaggio. Bill Gates, per esempio, ci rivela che è positivo celebrare il successo, ma che è il silenzio che può diventare una fonte di saggezza.

L’enfasi del fallimento come debolezza, incapacità o colpevolezza è un costrutto creato dall’ansia di ottenere dei risultati; risultati che, paradossalmente, molte volte non sono possibili senza questi fallimenti previ. Dato che, a quanto pare, gli errori sono tanto fastidiosi agli occhi di questa società perfezionista e non realista, seguendo l’eco del suo messaggio, cerchiamo di togliere questa facciata fatta di menzogne che, per ripetizione, abbiamo finito per interiorizzare.

“Non ho fallito. Ho solamente provato 10.000 metodi che non hanno funzionato”.

Il fallimento: condimento che dà sapore al successo

Perché non vediamo mai gli errori che ha commesso colui che ora si trova in vetta? Sembra che la lucentezza di ciò che si ottiene senza sforzi si sia infiltrata così a fondo dentro di noi da ritenerci meritevoli di vittoria senza averci provato prima.

Il risultato è importante ma, in molte occasioni, poco importa se non siamo felici di tutto lo sforzo che abbiamo realizzato. Un fallimento non è sempre un errore, può semplicemente essere il riflesso della migliore versione di se stessi in determinate circostanze. La soddisfazione deve trovarsi nello sforzo, non nel successo. Uno sforzo assoluto è una vittoria completa.

Una parte importante della formula algebrica che dà condimento al successo riguarda la differenza di peso fra il nostro desiderio e la nostra paura di fallire. Detto questo, nella maggior parte dei casi si raggiunge il successo solo un passo dopo il fallimento più grande. È sia paradossale che reale.

“Un aspetto essenziale della creatività è non avere paura di fallire. Il successo viene spesso raggiunto da coloro che non sanno che il fallimento è inevitabile.”

-Edwin Land-

Fallire è solo un’opportunità per cominciare di nuovo, in modo più intelligente

Abbiamo quaranta milioni di ragioni per fallire, ma neanche una scusaSolo perché abbiamo fallito una volta, non significa che falliremo in tutto. I fallimenti sono delle opportunità per ricominciare, con più risorse, in modo più intelligente, con una conoscenza maggiore.

Arriviamo alla conoscenza mediante l’esperienza quotidiana che ci conferiscono i sentieri già percorsi. I migliori quadri, i migliori versi, le migliori canzoni e i nostri maggiori successi non sono sbocciati in un giorno; sono serviti anni di costanza per vederli venire alla luce, abbiamo dovuto realizzare dei tentativi che non terminassero nel nulla. L’esperienza ci insegna lentamente ed è ciò che ci portiamo dietro ogni volta che paghiamo il prezzo di uno sbaglio.

I tentativi di qualcuno che si è sbagliato molte volte faranno sì che il fallimento smetta di essere un tatuaggio per diventare un livido. In questo senso, è complicato che arrivi il successo se non abbiamo prima fatto un lavoro, un percorso i cui fallimenti siano fonte di ispirazione e non di lamentela. Le persone che evitano il fallimento, dunque, evitano anche il successo e restano paralizzate, limitandosi a essere testimoni di come la loro vita scorre davanti ai loro occhi, senza scegliere di avanzare per paura di sbagliare di nuovo.